La marâtre de L’amor figliale de Jacopo Cicognini adoptait le même comportement duplice à l’égard de la question du testament :
ZANOBI :
Sedalta, reggimi un poco la testa che mi par di sentire uno svenimento.SEDALTA :
Oh misera la mia vita ! Appogiatevi a me consorte caro e non dubitate ch’io son qui per aiutarvi ; non vi perdete d’animo, che se per sorte vi venissi qualche accidente, io sicuramente morrei di dolore ; ma voi doveresti, in ogni modo, per vostra soddisfazione a comandare le vostre cose e disporre della vostra robba con fare un buon testamento e massime ora che voi siete in questi termini e che Alfonso non è in casa che vi possa dar disturbo.M. ZANOBI
E farà anco bene a non mi capitar per casa questo tristaccio che da poichè tu mi hai scoperto, moglie cara, ch’egli mi vorrebbe veder morto e dissipar quelle poche sustanze ch io ho acquistato con tanta fatica, io non lo posso più patire ne vedere, ne sentir ricordare e son resoluto in tutti i modi a diseredarlo, e lasciare ogni cosa a te moglina mia cara, buona, savia, amorosa, cortese e tutta da bene, perchè io so che dopo la morte mia tu mi farai onore di mortario, di sepoltura, e anco del bene per l’anima mia.SEDALTA
Uh, non mi dite queste cose consorte caro che voi mi fate pianger. Uh uh…
(I, 3 ; éd. S. Castelli)